SHALOM - RIFLESSIONE DI OTTOBRE 2011
13/10/2011
IL VATICANO II, CINQUANT´ANNI DOPO.
DI JOSE´ COMBLIN
BIOGRAFIA
Joseph Comblin nacque a Bruxelles il 22 marzo 1923 e fu ordinato sacerdote nel 1947. Laureato in Teologia all´Università Cattolica di Lovanio, fu inviato missionario in Brasile dal 1958. Si stabilì a Campinas dove insegnò Chimica e Fisica alle Scuole Superiori. Successivamente, fu assistente della JOC (Juventude Operária Católica), diventando docente di teologia alla scuole dei domenicani di São Paulo e avendo come alunni Frei Betto e Frei Tito. Dal 1962 al 1965 insegnò teolgia in Cile, per passare all´Instituto de Teologia do Recife, invitato da Dom Hélder Câmara. Dal 1969 collaborò alla fondazione dei seminari rurali a Pernambuco e a Paraíba. Queste esperienze rurali gli diedero spunto per la Teologia della Zappa (Teologia da Enxada).
Espulso dal regime militare nel 1971, tornò in Cile per i successivi 8 anni. La pubblicazione del volume A Ideologia da Segurança Nacional, del 1977, provocò la sua espulsione anche dal Cile, da parte del regime di Pinochet nel 1980. Tornatto in Brasile, si stabilì a Serra Redonda (Paraíba), dove fondò un nuovo seminario rurale e diede vita alla formazione di numerose comunità di base. Questo ripo di metodo fu approvato da Paolo VI[senza fonte].
Fondò numerosi movimenti laici: i Missionários do Campo (1981); i Missionárias do Meio Popular (1986); i Missionários de Juazeiro da Bahia (1989), na Paraíba (1994) e a Tocantins (1997). Fu docente di teolgia in Equador, Cile e Brasile. la sua bibliografia è vastissima, e testimonia ampiamente la teologia della liberazione in Brasile. Negli ultimi anni di vita si stabilì nel Sertão Paraibano.
È deceduto a Simões Filho il 27 marzo 2011
Nb. Vi proponiamo un suo testo postumo, inviato da suor Monica Muggler il 25 luglio 2011, al Movimento Teologico per la liberazione. Cile
PREMESSA
1. DA UN DISCORSO DI BENEDETTO XVI NEL SUO RECENTE VIAGGIO IN GERMANIA
La Chiesa, per compiere la sua missione, prenderà continuamente le distanze dal suo ambiente, deve, per così dire, essere “demondanizzata”. La missione della Chiesa, infatti, deriva dal mistero del Dio, dal mistero del suo amore creatore. L´amore non è soltanto presente in qualche modo in Dio: Egli stesso, per sua natura, è amore. E l´amore di Dio non vuole essere isolato in sé, vuole diffondersi….. La Chiesa trova il suo senso esclusivamente nell´impegno di essere strumento della redenzione, di pervadere il mondo con la parola di Dio e di trasformare il mondo introducendolo nell´unione d´amore con Dio….. Nello sviluppo storico della Chiesa si manifesta, però, anche una tendenza contraria: quella cioè di una Chiesa che si accomoda in questo mondo, diventa autosufficiente e si adatta ai criteri del mondo. Essa dà così all´organizzazione e all´istituzionalizzazione un´importanza maggiore che non alla sua chiamata all´apertura. Per corrispondere al suo vero compito, la Chiesa deve sempre di nuovo fare lo sforzo di distaccarsi dalla mondanità del mondo……Le secolarizzazioni – fossero esse l´espropriazione di beni della Chiesa o la cancellazione di privilegi o cose simili – significarono ogni volta una profonda liberazione della Chiesa da forme di mondanità: essa si spogliava, per così dire, della sua ricchezza terrena e tornava ad abbracciare pienamente la sua povertà terrena. Con ciò, la Chiesa condivideva il destino della tribù di Levi che, secondo l´affermazione dell´Antico Testamento, era la sola tribù in Israele che non possedeva un patrimonio terreno, ma, come parte di eredità, aveva preso in sorte esclusivamente Dio stesso, la sua parola e i suoi segni. Come tale tribù, la Chiesa condivideva in quei momenti storici l´esigenza di una povertà che si apriva verso il mondo, per distaccarsi dai suoi legami materiali, e così anche il suo agire missionario tornava ad essere credibile…. Liberata dal suo fardello materiale e politico, la Chiesa può dedicarsi meglio e in modo veramente cristiano al mondo intero, può essere veramente aperta al mondo. Può nuovamente vivere con più scioltezza la sua chiamata al ministero dell´adorazione di Dio e al servizio del prossimo….Non si tratta qui di trovare una nuova tattica per rilanciare la Chiesa. Si tratta piuttosto di deporre tutto ciò che è soltanto tattica e di cercare la piena sincerità, che non trascura né reprime alcunché della verità del nostro oggi, ma realizza la fede pienamente nell´oggi vivendola, appunto, totalmente nella sobrietà dell´oggi, portandola alla sua piena identità, togliendo da essa ciò che solo apparentemente è fede, ma in verità sono convenzioni ed abitudini.
2. DA UN ARTICOLO DI MONS. GIUSEPPE CASALE - ADISTA del 17 sett. 2011.
Chi gliela dà oggi la “buona notizia” ai poveri? Chi gli annunzia oggi la liberazione?...La Chiesa? Ma per troppo tempo la “Buona notizia” è stata appena sussurrata o è stata tradita dai continui compromessi col potere politico. Per un piatto di lenticchie si è rinunciato alla gloria della povertà, alla testimonianza del Vangelo e si è preferito farsi coinvolgere nella ricerca del potere…si è continuato a intessere affari e a ricercare protezioni….L´istituzione chiesa ha pensato più a difendere i suoi diritti a sostenere le varie sue opere e a fare continui patteggiamenti col potere….La Chiesa deve essere libera dal potere economico, per essere sempre pronta a denunciare i guasti di un capitalismo globalizzato, che come serpe velenosa si insinua nelle coscienze dei credenti e li rende succubi di una pericolosa deriva spirituale….Giovanni XXIII, nel discorso di apertura del Concilio, proclamò: “Al genere umano oppresso da tante difficoltà la Chiesa, come già Pietro al povero che gli chiedeva l´elemosina, dice: Io non ho né oro né argento. Ma ti do quello che ho. Nel nome di Gesù, levati e cammina!” Chiedo al Signore che ci aiuti ad avviare una revisione di vita comunitaria a tutti i livelli, perché strutture e stili di vita cambino radicalmente. Per poter dire al povero di oggi: “Alzati, prendi coscienza della tua dignità e cammina per fare insieme con altri fratelli e sorelle la nuova storia della civiltà dell´amore.
3. ECCLISSI DELL´EUCARISTIA?
“Questo è il mio corpo, fatto pane perché anche tu ti faccia pane sulla mensa degli uomini…Quando l´Eucaristia non diventa seme che, accolto nella maturità delle coscienze, genera la passione di relazioni vere, nuove e intense, allora è l´ecclissi di Dio, l´ecclissi di Gesù. Assisti allora a una Chiesa che cerca posti sulle piazze, che mangia con quelli che contano, che contratta appoggi mondani, che è interessata più al suo bene che al bene di tutti, soprattutto di coloro che non hanno nessuno che li difenda. ADISTA DEL 23 LUGLIO 2011.
TESTO DI COMBLIN
1. Prima del Concilio.
La maggioranza di vescovi che artivò al Concilio Vaticano II non avevano compreso perché e per quale finalità erano stati convocati. Non avevano progetti. Pensavano, assieme ai funzionari della Curia, che il Papa da solo poteva decidere ciò che voleva e non era necessario convocare un Concilio. Però c´era una minoranza assai consapevole dei problemi del popolo di Dio, specie tra i paesi intellettualmente e pastoralmente più sviluppati. Avevano vissuto gli episodi drammatici dell´opposizione tra la curia vaticana e le preoccupazioni dei sacerdoti più impegnati con il mondo contemporaneo. Sapevano quanto avevano sofferto sotto il pontificato di Pio XII, che si opponeva alle riforme richieste da molti. Si sentivano repressi tutti quelli che cercavano un inserimento della Chiesa nel mondo contemporaneo, che viveva lo sviluppo delle scienze, delle tecnologie, della nuova economia e dello spirito democratico. C´era un´élite di vescovi e cardinali molto consapevoli delle riforme necessarie e vollero approfittare della opportunità offerta loro provvidenzialmente da Giovanni XXIII. La Curia non accettava le idee del nuovo papa e molti vescovi erano perplessi e sconcertati perché il modello di Papa di Giovanni XXIII era differente dal modello dei papi che avevano portato il nome di “Pio”, che si pensava d´obbligo dopo Pio IX°. Le Commissioni preparatorie del Concilio erano chiaramente conservatrici; perciò, il giorno d´apertura del Concilio, le prospettive dei teologi e dei periti portati dai vescovi più consapevoli, erano passimiste. Ma poi avvenne il discorso di apertura di Giovanni XXIII, che infrangeva decisamente le tradizioni dei Papi anteriori. Giovanni XXIII annunziò che il concilio non era stato riunito per fare nuove condanne di eresie. Disse che si trattava di presentare al mondo una figura diversa di chiesa, che la renderebbe più accettabile dai contemporanei. La maggioranza dei vescovi non capì nulla e pensò che il Papa non avesse detto nulla, perché non aveva menzionato nessuna eresia. Per il Papa non si trattava di aumentare il numero dei dogmi, ma piuttosto di parlare al mondo moderno con un linguaggio che potesse comprendere. Una minoranza illuminata comprese ilmessaggio e sentì che avrebe avuto l´appoggio del Papa nella propria lotta contro la curia.
La Curia romana aveva una sua strategia, C´era un modo di annullare il Concilio. Le commissioni avevano preparato documenti su tutti gli argomenti annunziati. Tutti questi documenti erano conservatori e non permettevano nessun cambio nella pastorale. Questi documenti sarebbvero stati consegnati alle commissioni conciliari, che li avrebbero approvati e il Concilio sarebbe terminato in poche settimana, con documenti inoffensivi che non avrebbero cambiato nulla.L´importante era fare una lista di commissioni con vescovi conservatori e spiegare al Concilio che la cosa più semplice era accettare le liste già preparate dalla Curia, per il fatto che i vescovi in assemblea non si conoscevano tra loro.
Il primo a scoprire questa strategia fu Mons. Manuel Larrain, vescovo di Talca, chile e presidente del CELAM. Lui, d´accordo con Mons. Helder Camara – erano amici intimi e avevano lavorato insieme – andò ad avvisare i capi dell´episcopato riformatore. Si trattava di respingere le liste preparate dalla Curia e chiedere che le commissioni fossero elette dallo stesso Concilio. I leaders, i Cardinali Doefner di Monaco, Germania; Liénart di Lille, Francia, Suenens diMalines, Belgio e Montini di Milano e alcuni altri presero la parola e chiesero che fosse lo stesso concilio a nominare i membri delle commissioni. Questo fu approvato per acclamazione!
La conclusione fu che le nuove commissioni respinsero tutti i documenti delle commissioni preparatorie e questo costituì una vittoria dell´episcopato nei confronti della Curia romana. Il Papa era soddisfatto. Chiaro che in poche ore Manuel Larrain e Helder Camara fecero liste di vescovi latino americani che potevano entrare in commissione e gli altri vescovi fecero lo stesso per gli altri continenti, dato che Mons. Larrai aveva contatti con tutto il mondo. Fin dall´inizio divenne chiaro che il Concilio, ora dopo ora, sarebbe stata una battaglia contro la Curia Romana. Il Papa non aveva la forza di cambiare la Curia. Fino ad oggi i Papi sono oprigionieri della Curia che, per principio, dovrebbe dipendere da loro.. L´amministrazione e più forte di chi governa, nella chiesa e in molti altri paesi. L´amministrazione può impedire ogni cambio solo con la sua inerzia. Neppure Giovanni Paolo II osò intervenire sulla Curia e se ne andò per il mondo, dove fu acclamato trionfalmente.
La maggioranza conciliare che il gruppo innovatore riuscì a conquistare non voleva una rottura; e per questo dette sempre importanza alla minoranza conservatrice, che rappresentava gli interessi della Curia e di identificasva con essa. Perciò molti testi risultarono ambigui, perché dopo un paragrafo riformista c´era un paragrafo conservatore, che diceva il contrario. Da un lato si annunziavano tempi nuovi, ma poi si dava ampio spazio a temi vecchi, appartenenti alla tradizione dei Papi “Pio”. E questa ambiguità pergiudicò molto l´applicazione del Comcilio.
La minoranza conciliare e la curia non si convertirono. Ancor oggi si oppongono al Vaticano II e trovano argomenti negli stessi testi conciliari. Quando Giovanni Paolo II citava i testi conciliari, citava i testi più conservatori, come se gli altri non fossero esistiti. Per esempio nella costituzione Lumen Gentium, la novità evidente consiste nella definizione di chiesa come “Popolo di Dio”. Ma, quando si parlava di gerarchia, il popolo di Dio scompariva. Nel 1985, su proposta del Card. Ratzinger, il termine ”Popolo di Dio” fu eliminato dal vocabolario vaticano. Da allora nessun documento romano fa menzione al “Popolo di Dio”, che era tema fondamentale nella Costituzione conciliare. Ratzinger aveva scoperto che “popolo di Dio” era un termine sociologico, anche se non si trova nei trattati di sociologia. Il termine “popolo” non esiste in sociologia, perché è un termine teologico e biblico.
Questa situaszione avrà molta importanza nell´evoluzione ulteriore del Vatuicano II nella chiesa. Fin dall´inizio ci fu un partito a cui si dette eccessiva importanza e potere, che lotto contro ogni novità. Nelle elezioni pontificie che, come sempre, sono manipolate da gruppi di potere, il problema del Vaticano II fu decisivo e i Papi furono eletti tenendo conto delle loro restrizioni nei confronti dei documenti conciliari in tutto quello che avevano di nuovo. Il Papa attuale potrà vivere altri dieci anni o anche di più. Ma dopo di lui possiamo supporre che verrà eletto un Papa poco impegnato col Vaticano II, per usare un eufemismo, perché i gruppi di questo parere sono molto forti nella Curia e nel Collegio cardinalizio enon ci sono segnali che le future nomine possano avere un cambio di orientamento, Le ultime nomine della Curia sono eloquenti.
2. Dal 1965 al 1968.
La storia dell´accoglimento del Vaticano II fu deterninata da un evento totalmente imprevisto: 1968 è una data simbolic della più grande rivoluzione culturale della storia di Occidente, più che la rivluzione francese o quella russa, perché tocca l´insieme dei valori della vita e delle strutture sociali. A partice dal ´68 ci fu qualcosa di più di una protesta degli studenti. Ci fu l´inizio di un nuovo sistrma di valori e una nuova interpretazione della vita umana.
Il Vaticano II aveva risposto alle sfide della società occidentale nel 1962. I problemi trattati, le risposte proposte, le discussioni sulle strutture ecclesiali, le idee sulla riforma liturgica, tutto questo era stato preparato da teologi e psstorslisti, soprattutto dagli anni ´30, nei paesi dell´Europa Centrale, Francia, Germania, Velgio, Olanda, Svizzera con qualche frangia nel nord Italia. Era statas ricostruita la società europea, distrutta dalla guerra e la Chiesa occupava un posto importante nella società. Era il governo di Germania, Italia, Belgio e Olanda con la partecipazione dei governi di Francia. Di fatto, aveva perso il contatto con la classe operaia, ma questa stava diminuendo numericamente per l´evoluzione dell´economia verso i servizi. Il numero dei cattolici praticanti stava diminuendo, ma non in modo da richiamare l´attenzione. La Chiesa aveva un clero fedele, un episcopato abbastanza colto, ma poco riformista socialmente, identificato con i partiti democristiani. Il grande problema della chiesa era la tensione tra i settori più impegnati con la nuova società e il mondo romano di PioXII, appoggiato dalle chiese dei paesi meno sviluppati e più tradizionalisti, come Spagna, Portogallo, America Latina, Italia, specie al sud diFirenze, o dalle popolazioni cattoliche del sudeste europeo. I problemi erano strutturali e non toccavano né i dogmi, né la morale trsdizionale.
Nel 1968 cominciava improvvisamente una rivoluzione totale che toccaca tutti i dogmi e tutte le morali tradizionali, così come tutt le strutture istituzionali della Chiesa e di ogni altra società. Nel ´68 non sarebbe stasto possibile il Vaticano II, perché non c´era nessuno, o quasi, che potesse capire quello che stava succedendo. Il Vaticano II aveva risposto ai problemi del 1962, ma non aveva nulla per dar risposta alle sfide del ´68. Nel 1968 il Concilio sarebbe stato un Concilio conservatore, spaventato dalle trasformazioni culturali così radicali che stavano avvenendo.
Le manifestazioni esteriori della rivoluzione degli studenti in tutto il mondo occidentale sviluppato furono represse facilmente e perciò molti pensarono al ´68 come ad un episodio senza conseguenze importanti.. In realtà era l´inizio di un era nuova che ancor oggi è in pieno sviluppo. Il ´68 significa il cambiamento di ogni politica, dell´educazione, dei valori morali, dell´organizzazione della vita e dell´economia. Il ´68 è la data simbolica che evoca i grandi eventi che cambiarono il mondo nella decade degli anni ´60. Specialmente a partire dal 1965.
a. Il 1968 significò una critica radicale di tutte le Istituzioni stabilite e di tutti i sistemi di autorità. Era la contestazione globale di tutta la società tradizionale nella sua organizzazione. La critica era diretta contro lo Stato, contro la Scuola a tutti i livelli, all´Esercito, al sistema giuridico, agli ospedali. Era una critica rivolta a tutte le autorità stabilite, che comandano in forza delle strutture e fanno di tutti i cittadini dei prigionieri delle istituzioni. E´ chiaro che la Chiesa Cattolica era inclusa in quests critica. La Chiesa Cattolica era il modello tipico di un sistema istituzionale radicalmente autoritario. Essa fu immediatamente attaccata e denunziata con forza. I cambiamenti conciliari così timidi non potevano convincere le nuove generazioni. Il Vaticano II era completamente inoffensivo se si paragona con la rivoluzione culturale del ´68.
b. Col 1968 cominciò una lotta contro tutti i sistemi di pensiero, che venne chiamata “la grande relazione”. I sistemi sono una forma di manipolazione del pensiero, sono espressione del dominio intellettuale. Non si accetta nessun sistema che pretenda di possedere “la verità”. Quest´affermazione intacca i dogmi e il codice morale della Chiesa cattolica e la sua pretesa di “magistero”. Il Vaticano II non poteva neppure immaginare che fosse possibile tale situazione. Lì non ci fu nessuna discussione su nessun dogma e mai fu messo in questione il sistema di pensiero. Ora la nuova generazione contesta tutto il sistema dottrinale della Chiesa Cattolica, perché questo sistema non permette il libero esercizio del pensiero. Non vuole negare tutto il contenuto dottrinale, ma non vuole accettare un sistema senza prima discuterlo e non lo vuole accettare tutto in blocco. Vuole esaminare ogni elemento e vedere se accettarlo o meno.
c. Simultaneamente esplose la rivoluzione femminista. La scoperta della pillola che permetteva evitare la fecondazione e facilitava la limitazione delle nascite risvegliò un entusiasmo universale tra le donne, che presero coscienza della novità. Era un elemento fondamentale per la liberazione della donna, che non era più dipendente dalle sue ripetute maternità. Era una novità anche per la chiesa. Non c´era nulla nella Bibbia su questa tecnica. Gli episcopati dei paese più sviluppati socialmente, i teologi consultati dal Papa dichiararono che non c´era nulla nella morale cristiana che potesse condannare la pillola. Ma il Papa si lasciò impressionare dal settore più conservatore, anche se era minoritario, e pubblicò l´enciclica Humanae Vitae, che fu come una bomba. Molti non riuscivano a capacitarsi che il Papa avesse firmato quell´enciclica. Ci fu una rivolta tra le donne cattoliche, che non applicarono la proibizione papale e impararono la disobbedienza. Di qui la fuga delle donne. Orbene, siccome sono le donne quelle che trasmettono la religione ai propri figli; si ebbero così intere generazioni che ignoravano ogni cosa del cristianesimo. Molti vescovi rimasero spiazzati, ma non si poteva far nulla, perché il Concilio non aveva toccato per nulla il problema dell´esercizio del primato del Papa. Il Papa decide da solo e anche contro tutti. Ed era proprio quello il caso: il Papa aveva deciso contro i vescovi, i teologi, il clero e i laici, che erano i più informati. Per disgrazia toccò questo a Papa Paolo VI, che per i suoi meriti nella storia del Concilio, era visto come un uomo aperto. .Perché proprio lui? Se fosse stato un altro Papa a firmare si sarebbe capito, anche se l´effetto sarebbe stato lo stesso. Per molti l´Humanae Vitae era come un tradimento del Vaticano II. Non era cambiato nulla!.
d. Il 1968 e la società dei consumi. Fino allora i consumi erano orientati dalle usanze. C´era un consumo limitato, moderato. I ricchi non ostentavano la loro ricchezza. Non c´erano rendite scandalose. Il consumo dipendeva dalla normalità della vita: pasti regolari e tradizionali, feste tradizionali con spese tradizionali, in un ritmo di vita in cui il lavoro occupava il posto centrale. Dagli anni ´60 in poi il lavoro cessò di essere il centro della vita. Da allora in poi il centro era la ricerca di soldi per potersi pagare le vacanze, i fine settimana, le feste che si moltiplicavano senza limiti e il consumo festivo. Il lavoro era ciò che permetteva il consumo. Il lavoro agricolo scompare nei paesi più sviluppati, diminuisce il lavoro industriale e i servizi non offrono alcuna soddisfazione, perché sono noiosi. Le stesse strutture sociali stimolano il consumo e quelli che non possono spendere si sentono respinti dalla società. Da allora in poi la gente consuma quello che non ha e paga il 12, 48, 70 mesi i suoi acquisti. Si può consumare, senza pagare immediatamente Si paga dopo anni. I giovani non hanno norma e spendono più che possono.
e. Il capitalismo senza controllo. La soppressione di tutte le leggi che controllano i movimenti di capitali stimola la corsa verso la ricchezza. Una nuova morale qualifica le persone, secondo il denaro che possiede e la ricchezza che ostenta. D´ora in poi i padroni di capitali fanno quel che vogliono e come vogliono, col rischio di provocare crisi finanziarie, le cui vittime sono i poveri. Per la presenza del comunismo in URSS, il magistero lottava contro questo comunismo, e poca attenzione prestava alla rapida crescita di una nuova forma di capitalismo. In America Latina, la chiesa reagisce timidamente alle conquiste economiche delle grandi potenze capitalistiche mondiali. In pratica la Chiesa dimentica la Gaudium et spes e accetta il capitalismo selvaggio. La dottrina sociale della Chiesa perde ogni significato profetico, perché non viene applicata in casi concreti. Praticamente il magistero accetta il nuovo capitalismo. Nulla di tutto questo fu causato dal Concilio. Non si può attribuire al Vaticano II tutto quello che avvenne per la grande rivoluzione culturale dell´Occidente, che ebbe immediata ripercussione tra i giovani. Tutti avvertirono che l´istituzione della chiesa veniva messa in questione e perdeva il suo prestigio. Ma questo non derivò dal Vaticano II ma dalla grande crisi culturale. L´effetto più visibile fu la crisi sacerdotale. 80.000 sacerdoti lasciarono il ministero. Quasi tutti i seminaristi lasciarono i seminari. Questo fu attribuito al Concilio dai suoi avversari. In realtà non c´era nulla nel Vaticano II che potesse giustificare quegli eventi. Neppure la fuga di milioni di cattolici laici si spiega col Vaticano II. Tutto si spiega con la rivoluzione culturale della gioventù. Tuttavia gli stessi Papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI fecero molte allusioni a questo argomento, anche se non osarono esprimerlo con più chiarezza.
3. La reazione della Chiesa era prevedibile.
IL Papa e molti vescovi accettarono l´idea dei conservastori che i problemi della Chiesa derivavano dal Vasticano II. Vari teologi che erano stati difensori e promotori dei documenti conciliari, cambiarono e adottarone le tesi dei conservatori e tra essi il Papa attuale. Dicevano che il Concilio era stato “mal interpretato”. Perciò il Papa convocò un sinodo straordinario nel 1985, in occasione del 20° anniversario della conclusione del Concilio, per lottare contro le false interpretazioni e dare un´interpretazione corretta. In pratica l´interpretazione “corretta” consisteva nel sopprimere tutto quanto c´era di nuovo nei documenti del Vaticano II. Un segno assai simbolico fu la condanna dell´espressione “popolo di Dio”. Terminava l´epoca degli esperimenti, diceva Giovanni Paolo II. Praticamente si fece quello che avvenne dopo la rivoluzione francese: chiudere le porte e le finestre per tagliare ogni comunicazione con il mondo esterno e rafforzare la disciplina per evitare le fughe. Ma non si riuscì ad evitare le fughe. Il problema è che oggi la Chiesa non ha più le masse dei contadini poveri. In America Latina questi vanno nelle chiese evangeliche.
Da allora nel linguaggio ufficiale si fa riferimento al Concilio, ma il suo messaggio resta ignorato. Il Concilio resta nella memoria e nella prassi di minoranza sensibili all´evoluzione del mondo, che cercano in esso gli argomenti per chiedere cambiamenti e risposte alle sfide del mondo attuale. La gioventù, incluso i nuovi sacerdoti non sanno che cosa è stato questo concilio Vaticano II e non sono per nulla interessati a conoscerlo. Sono più interessati a conoscere il cattolicesimo anteriore al Vaticano II, con la sua sicurezza, la sua bellezza liturgica e la giustificazione di un autoritarismo clericale, che li mette al riparo dai problemi.
La reazione della Chiesa fu il ritorno alla disciplina anteriore. Il simbolo di questo ritorno fu il nuoco Codice di Diritto Canonico, in cui si conservano tutte le strutture ecclesiatiche del Codice del 1917, anche se con un linguaggio meno autoritario e più accattivante. Il nuovo Codice chiuse le porte a ogni cambiamento ispirato al Vaticano II e lo rese storicamente inoffensivo.
Nel mondo, la priorità data alla lotta contro il comunismo – un comunismo già in piena crisi – fece sì che la chiesa accettasse in silenzio – i silenzi della dottrina sociale della chiesa, diceva P. Calvez – il capitalismo selvaggio che s´istallò negli anni ´70. In America Latina il Vaticano appoggiò le dittature militari e condannò tutti i movimenti di trasformazione sociale, in nome della lotta al comunismo. Dal governo di Reagan l´alleanza con gli Stati Uniti fu fedele fino alla guerra in Irak che finalmente fece aprire gli occhi al Papa per un momento. Così la Chiesa si alleava con i grandi e i potenti del mondo e si condannava a ignorare il mondo dei poveri nella sua pastorale concreta. Le nomine di vescovi furono molto significative.
In America Latina la reazione della Chiesa alla rivoluzione culturale del mondo sviluppato causò molta sofferenza. Distrusse il nuovo che stava nascendo, perché per L´America Latina il Vaticano II significò un cambiamento reale. Esso convertì l´episcopato e gran parte del clero e dei religiosi. Prima c´erano stati sacerdoti, religiosi, laici e qualche vescovo che avevano fatta propria l´opzione per i poveri. A Roma i vescovi latino americano si incontrarono ed evangelizzarono l´opzione per i poveri. Il CELAM, con l´approvazione di Paolo VI, convocò l´assemblea di Medellin, che cambiò gli itinerari della Chiesa, perché trasse dal Concilio le conclusioni pratiche. Decise l´opzione per i poveri e l´impegno per un cambiamento sociale radicale; legittimò le comunità Ecclesiali di Base e la formazione biblica e politica dei laici. Le CEB furono una struttura nuova, nelle quali i laici avevano vera iniziativa e un reale potere, anche se limitato, In molte regioni Medellìn non fu accettata e non fu applicata. Ma ci furono regioni importanti nelle quali Medllìn cambiò la chiesa: fu l´applicazione del Concilio Vaticano II. Questo movimento fu sistematicamente attaccato a Roma, con argomenti offerti dagli stessi settori reazionari di America Latina. Dal 1972 la campagna contro Medellìn fu diretta da Mons. Alfonso Lòpez Trujillo. Nonostante questa campagna Medellìn si salvò a Puebla nel 1979. Ma con il pontificato di Giovanni Paolo II la pressione aumentò. Gli avvertimenti romani, le nomine episcopali, la repressione dei vescovi più impegnati con Medellìn ebbe il suo effetto. La condanna della teologia della liberazione del 1984 voleva dare il colpo finale. La lettera del Papa alle CNBB dell´anno seguente, mitigò un poco la condanna; ma la teologia della Liberazione era considerata con sospetto.
4. Quello che resta del Vaticano II.
Oggi le riforme raggiunte dal Vaticano II ci sembrano molto timide e totalmente inadeguate. Bisognerà andare molto più lontano, perché il mondo è cambiato negli ultimi 50 anni più che nei 2000 anni anteriori.
Del Vaticano II segnaliamo i seguenti punti, che debbono restare come base per le riforme future:
• Il ritorno alla Bibbia, come punto di riferimento della vita ecclesiale, al di sopra di tutte le elaborazioni dottrinali ulteriori, al di sopra dei dogmi e delle teologie.
• L´affermazione che il Popolo di Dio partecipa attivamente alla vita della Chiesa, sia nella testimoniasnza della fede, sia nell´organizzazione della comunità, con una definizione giuridica dei suoi diritti e la possibilità di ricorsi, in caso di oppressione da parte delle autorità.
• L´affermazione della chiesa dei poveri
• L´affermazione che la Chiesa deve essere a servizio del mondo, senza ricercare il potere.
• L´affermazione di una interazione più intima tra tutte le chiese cristiane.
• L´affermazione di un dialogo tra tutte le religioni e con il pensiero ateo.
• Una riforma liturgica che usi parole e simboli comprensibili per gli uomini e le donne d´oggi. Le commissioni formate dopo il Vaticano II proposero parole e simboli completamente senza significato per i cristiani d´oggi, che divennero un ostacolo per la missione.
5. Le condizioni dell´umanità attuale in stato di una radicale trasformazione.
a. Che cos´è la fede?
Nel mondo moderno molti cristiani persero la fede, o almeno pensarono di aver perso la fede, perché ne avevano un´idea sbagliata. Attualmente questo fenomeno è in aumento, perché c´è stato uno sviluppo della formazione intellettuale e molti respingono la loro fede infantile o primitiva quando arrivano all´adolescenza. I popoli primitivi o di cultura orale e i bambini credono nell´oggetto religioso come negli oggetti della propria esperienza, Perciò è facile arrivare a pensare che la fede sia qualcosa come la loro esperienza immediata. Quando, essendo nato lo spirito critico, si accorgono che non possono credere così nell´oggetto religioso, credono di aver perso la fede, perché la confondono con la loro coscienza religiosa infantile.
La fede è diversa dall´esperienza immediasta, dalla conoscenza scientifica o dalla conoscenza filosofica. L´oggetto della fede è Gesù e la sua vita. E´ aderire a questa vita e adottarla come norma della propria vita, perché ha un valore assoluto ed è la verità di ogni uomo e di ogni donna. Non è un´evidenza che esclude il dubbio. E´ una percezione della verità con frange di dubbio, perché si richiede sempre un atto della volontà, perché questa verità non è evidente. Il credente non si sente obbligato a credere. E´ un affidare la propria vita; è la scelta di un cammino. Non è evidente che Gesù è vivo e sta accanto a noi; ma si riconosce perché si ha consapevolezza di una presenza, nonostante tutti i dubbi. Oggi il Papa condanna come relativismo fenomeni propri dell´uomo d´oggi, che non può più capire l´oggetto della religione in modo tradizionale. Questi oggetti non appartengono più alla sua esperienza di vita. La fede è la conoscenza della vita di Gesù in un modo totalmente speciale, che non può paragonarsi alle certezze che si acquistano nella vita ogni giorno. Questa condizione dell´uomo d´oggi esige una profonda revisione della teologia della fede. Questa revisione è già in atto, anche se non è ancora divulgata, E questo causa la perdita della fede in milioni di adolescenti, perché non viene loro spiegato che cos´è la fede.
b. La religione
Gli uomini d´oggi abbandonano le celebrazioni liturgiche ufficiali della Chiesa, perché le trovano noiose. La solita messa è noiosa, salvo eccezioni speciali di raduni di migliaia di persone. La ripetizione delle stesse formule è noiosa. Il linguaggio liturgico peggio ancora, perché è fatto in lungua volgare. Quando la liturgia era in latino andava meglio, perché nessuno capiva nulla. Una volta che si capisce, il vecchio stile diventa insopportabile. Viene usato un linguaggio pomposo, formale, un linguaggio di corte: “umilmente chiediamo...”. Nessuno parla così. “Associamo la nostra voce alla voce della Chiesa” è una formula che non corrisponde a nulla nella vita. E ce ne sono centinaia di formule simili. I carismatici salvano la situazione, ma la loro liturgia è ben lontana dall´essere una introduzione al mistero di Gesù.
c. La morale
I nostri contemporanei non accettano condotte morali che vengano loro imposte o proibite, semplicemente perché sono legge. Vogliono capire il valore dei precetti e delle proibizioni. Hanno scoperto il valore della coscienza morale, che ci avverte del valore dei nostri atti. Non accettano la voce di una coscienza che non è nient´altro che la voce del superiore. Prima la base della morale cristiana era l´obbedienza all´autorità. Bisognafare o non fare questo e quello, perché la Chiesa lo ordinava o lo proibiva. Perciò molti laici domandavano: “E´ lecito questo?” Se il sacerdote diceva sì, il problema morale era risolyo. Ebbene, questo appartiene al passato.
d. La comunità
Il cristianesimo è comunitario. Ma le forme tradizionali di comunità tendono a debilitarsi. La stessa famiglia ha perso molto della sua importanza, perché i membri della famiglia si sincontrano insieme raramente. La parrocchia attuale ha perso il senso di comunità, Stanno nascendo molte nuove forme di piccole comunità basate sulla libera scelta. Queste comunità saranno capaci di celebrare l´eucaristia, ciò che suppone una persona idonea per presiederla in gruppi di una cinquantina di persone. Non c´è nessun ostacolo dottrinale, perché nei primi secoli questa era la situazione e non c´era alcun problema. Questo è fondamentale, perché una comunità che non si unisce nella celebrazione dell´Eucaristia, non è realmente una comunità cristiana. I sacerdoti a tempo pieno staranno attorno al vescovo, nelle città importanti, per evangelizzare i settori della società urbana.
E´ chiaro che non sappiamo quando si arriverà a questo. E´ poco probabile che un nuovo Concilio che riunisca unicamente i vescovi possa dare risposte alle sfide del nostro tempo. Le risposte non verranno né dalla gerarchia, né dal clero, ma dai laici che vivono il vangelo in un mondo da loro conosciuto. Éer questo dobbiamo promuovere la formazione di laici impegnati sia col vangelo, sia con la società umana in cui lavorano.
Il VaticanoII resterà nella storia come un tentativo di riformare la chiesa alla fine di un´epoca storica durata quindici secoli. Il suo unico difetto fu che avvenne troppo tardi.Tre anni dopo la sua chiusura si stava verificando la più grande rivoluzione dell´Occidente. I suoi detrattori lo accusarono di tutti i problemi sorti da questa rivloluzione culturale e così lo uccisero. Ma il Vaticano II resta come un segno profetico. In una chiesa prigioniera di un passato che non è capace di superare, costituisce sempre una voce evangelica. Non riuscì a riformare la Chiesa come avrebbe voluto, ma costituì sempre il richiamo verso il futuro di Dio. Ci sono ancora movimenti potenti che predicano un ritorno al passato. Dobbiamo protestare. Dobbiamo denunciare quelle persone che non capiscono nulla dell´evoluzione del mondo contemporaneo e vogliono rifugiarsi in un passato senza futuro. Per noi il Vativano II è Medellìn. Vollero uccidere anche Medellìn, ma esso costituisce il faro che illumina il nostro cammno.
Un´ultima riflessione: l´avvenire della chiesa cattolica sta nascendo in Asia e in Africa e sarà molto differente. Ai giovani d´oggi bisogna dir loro: “Imparate il cinese e l´arabo!”
PS. Anche dall´Oriente di arriva un richiamo. Osho, alla nascita chiamato Chandra Mohan I suoi insegnamenti sincretici enfatizzano l´importanza della meditazione, della consapevolezza, dell´amore, della celebrazione, della creatività e dell´umorismo - qualità che egli riteneva soppresse dall´adesione a sistemi di credenze statici, alla tradizione religiosa, al socialismo. La sua popolarità è decisamente aumentata dalla sua morte