“La gestione nonviolenta dei conflitti in famiglia”
05/03/2012
Il mese di marzo si è aperto con L´incontro/dibattito dal titolo “La gestione nonviolenta dei conflitti in famiglia” tenutosi presso il Villaggio Don Bosco. Ad animare il quinto incontro dei Laboratori Pedagogici sono stati Gabriella Falcicchio (Ricercatrice in Pedagogia presso l´Università degli Studi di Bari) e Paolo Delli Carri (Educatore Professionale e Presidente del Forum dei Giovani di Foggia).
La dott.ssa Falcicchio è partita dall´analisi del concetto di “conflitto” che, di per sé, non ha una connotazione negativa ma è una parola neutra indicante una dinamica relazionale che rappresenta una componente normale ed inevitabile della relazione umana. Ne esistono tre livelli:
1) Micro conflitti: conflitti fra singole persone
2) Meso conflitti: conflitti fra gruppi distinti presenti nel tessuto sociale
3) Macro conflitti: conflitti internazionali, fra stati.
Il conflitto, dunque, di per sé, non è negativo, è il modo di affrontarlo che può essere “distruttivo” o “creativo”.
Generalmente i modi con cui ci si approccia al conflitto sono:
- approccio basato sulla negazione: si sminuisce il conflitto, lo si nega (atteggiamento diffusamente praticato nei confronti dei conflitti fra bambini)
- approccio distruttivo che ha un effetto deflagrante. L´esplosione avviene secondo 2 tipi di meccanismi:
1)Escalation: si ha un aumento progressivo dello scontro che arriva ad un´intensità tale per cui il soggetto coinvolto tende a sopraffare l´altro con azioni e parole. Questo atteggiamento genera nell´ “altro” una reazione uguale e contraria creando l´effetto del “crescendo”. Si oltrepassa, quindi, una “soglia”, oltre la quale il conflitto diventa visibile. In questa area si gioca tutta l´importanza dell´intervento educativo che dovrebbe avere la forza di aiutare ad affrontare il conflitto in modo “costruttivo” inducendo le parti ad andare alla radice dello scontro e “a smettere di pensare di essere gli unici detentori della ragione”.
2)Catena: l´escalation non esplode nella coppia che ha innescato il conflitto, probabilmente perchè c´è un´asimetria fra i componenti la coppia (per es. capo e dipendente). In questi casi si tende a trasferire il conflitto in un´altra dinamica relazionale (per. es in famiglia). Sono molti i conflitti che si nutrono di queste estensioni (per es. clan familiari nei casi delle separazioni). Il conflitto, quindi, cerca delle vie diverse per manifestarsi e la violenza subita da qualche parte “deve uscire”. Chi subisce, però, non è senza responsabilità, può decidere se vivere la situazione in modo non violento bloccando l´escalation innescata.
Chi subisce la violenza, quindi, ha la possibilità di:
a) Restituirla all´autore;
b) Spostarla su terzi;
c) Scaricarla sulla propria persona, nella forma dell´ “autodistruzione”, e a tale proposito sono da menzionare i malesseri psicofisici di chi ha problemi a scuola o lavoro;
d) Affrontarla in modo creativo, scegliendo un approccio “nonviolento”.
Nessuno nasce violento per natura, lo si diventa a causa dei propri vissuti e della propria storia, ma si continua ad avere la responsabilità e la possibilità di poter scegliere un modo creativo per affrontare il conflitto. Si tratta di una scelta difficile ed impegnativa ma che si rivela molto più utile e sana, si pensi per esempio ai conflitti di coppia. In tali situazioni, in modo esemplare, risulta importante So-Stare nel conflitto. Siamo scarsamente abituati al conflitto, tendiamo per lo più a negarlo, abbiamo bisogno di essere alfabetizzati su tale aspetto. Spesso si vivono conflitti interrotti, che lasciano nelle persone coinvolte una sensazione di malessere per “aver lasciato qualcosa in sospeso”, spesso questo avviene nel caso di separazione fra coniugi. È necessario acquisire la tolleranza emotiva che ci permette di rimanere nel conflitto fino a quando lo si è vissuto interamente. Solo in questo modo è possibile trascendere i conflitti, oltrepassarli, raggiungendo una fase nuova attraverso vissuti inediti. Le interazioni umane, infatti, hanno una tale flessibilità che si può “recuperare”, trasformando il conflitto in un “gioco a somma produttiva” dove tutti, cioè, traggono vantaggi. Si tratta però di una scelta coraggiosa, così come quella che caratterizza l´amicizia in un noto proverbio siciliano con il quale la relatrice conclude il suo intervento: “Un amico vero ti dice che hai la faccia sporca”.
Il dott. Delli Carri, ha iniziato il suo intervento partendo dal concetto di spiritualità salesiana e dal metodo preventivo di Don Bosco e dalla considerazione secondo la quale per affrontare positivamente i conflitti è necessario conoscere i problemi e avvicinarsi alla realtà. Più si è divisi, meno è possibile cambiare la realtà, da questa considerazione è nato l´impegno nel Forum dei giovani, che si pone l´obiettivo di influenzare le decisioni a livello istituzionale. Nelle dinamiche giovanili, quindi, è importante superiore la logica secondo la quale “ognuno rimane nel suo orticello, coltivando disprezzo nei confronti dell´altro”. Tale atteggiamento, infatti diventa l´anticamera del pregiudizio. L´intervento si conclude citando Gandhi, secondo il quale “la forza nasce dalla verità, dall´amore, dalla non-violenza".