"Insieme Senza" riflessioni a conclusione di un anno di Servizio Civile presso la Comunità Emmaus.

09/01/2013
La bellezza di un´avventura dipende in primo luogo dai compagni con cui l´affronti..Per avventura in questo caso intendiamo l´esperienza di SERVIZIO CIVILE svolta dai nostri ragazzi presso la Comunità Emmaus nell´ambito del Progetto "Insieme Senza" volto al recupero e al reinserimento di persone con pregresse problematiche di dipendenza patologica...I compagni di avventura sono gli operatori e i volontari della Comunità, ma anche e soprattutto le persone che quotidianamente la Comunità si pregia di ospitare e con cui si condividono gioie e fatiche, ma anche e soprattutto momenti di crescita nell´ambito di una scelta coraggiosa, che è quella di cambiare radicalmente il proprio stile di vita. Di seguito riportiamo le riflessioni raccolte dai volontari al termine della loro avventura di servizio civile. Grazie ragazzi per il vostro prezioso contributo!

La nostra avventura è iniziata quasi un anno fa, l´8 gennaio 2012. Un anno è ormai trascorso ma ricordo ancora, come fosse oggi, i volti e le espressioni di ciascuno di noi il primo giorno.
Alla selezione eravamo in tanti, suddivisi per progetti; nello specifico noi candidati per il progetto “Insieme senza”, che si sarebbe svolto presso il Villaggio Emmaus, eravamo un numero davvero esiguo: solo 13. Già quel giorno iniziammo a chiacchierare e a fantasticare sull´eventuale esperienza che avremmo avuto la fortuna di fare, se avessimo passato la selezione.
Quel lunedì 8 gennaio, ricordava vagamente il primo giorno di scuola o di università; e come ogni inizio di un qualcosa di nuovo, suscitava curiosità, incertezza, perplessità sull´essere all´altezza del compito che ognuno di noi avrebbe svolto, durante questi 12 mesi. Iniziavamo a familiarizzare con i componenti del “team”, gli olp, gli operatori e tutte le figure che ci avrebbero affiancati durante il nostro percorso; si, perché di percorso si parla, un percorso che ci ha visti alle prese con momenti di difficoltà, gioia, allegria, stanchezza e malinconia, tutte sensazioni che hanno permesso ad ognuno di noi, in un modo o nell´altro, di crescere. Ogni sorriso, ogni gesto, ogni momento “buio”, a cui ognuno di noi ha assistito nel vivere insieme, è stato un tassello utile e piacevole per la crescita di ciascuno. L´aver toccato con mano il vero significato del volontariato, il vero significato del dare incondizionatamente senza nulla in cambio, ci ha in qualche modo “cambiati”.
Qualcuno di noi, ha lasciato dopo qualche mese, per ragioni personali, ma sono certa che in ognuno di noi resterà vivo e indelebile il ricordo di questo anno di Servizio Civile. Un anno in cui abbiamo avuto, tra l´altro, la possibilità di sperimentarci, di metterci in gioco ed imparare un numero infinito di cose, che di sicuro ci saranno utili anche in futuro.
Non voglio con questo dire che sia stato sempre tutto rose e fiori, ma posso dire con fermezza che si è trattato di un´esperienza UNICA ed IRRIPETIBILE.
Annachiara Petrone

Cari ragazzi,
Non so bene cosa scrivere, mi hanno chiesto di fare una testimonianza ma raccogliere le idee è difficile.
Cosa ricordare o cosa tralasciare? Per cosa ringraziare? Criticare? Polemizzare? Alla fine di quest´anno tutto voglio tranne che parlare dei problemi o rivendicare azioni o scelte che potevano essere fatte. Però ho il desiderio di raccontarvi una storia :
"Una rana stava serenamente sguazzando in un fiume, quando ad una sponda si avvicinò uno scorpione. "Devo passare dall´altra parte - disse - ma non so come fare, io non so nuotare e se provo affogherò. Tu potresti aiutarmi trasportandomi sul tuo dorso, te ne sarei molto grato". La rana perplessa rispose: "Ma se io ti lascio salire sul mio dorso, tu potresti pungermi ed uccidermi!". Lo scorpione rassicurò la rana: "Non ti preoccupare, perchè dovrei farlo, se ti pungessi morirei anch´io perchè affogheremmo entrambi nel fondo". La rana si sentì rassicurata dalle spiegazioni dello scorpione e lo fece salire. Quando furono a metà del fiume, lo scorpione punse la rana. La rana, stupita dal gesto dello scorpione mentre stava affondando insieme a lui, trovò la forza di chiedergli: "Ma perchè l´hai fatto adesso moriremo entrambi?" Lo scorpione rispose: "Non ho potuto farne a meno, questa è la mia natura".
L´autore ignoto di questa favola finisce così il suo racconto ma io conosco un altro finale:
“Stranamente gli stessi personaggi, ritornando indietro nel tempo, si rincontrano. Lo scorpione chiede alla rana lo stesso favore, e la rana per la seconda volta risponde di si. Quando furono a metà del fiume, lo scorpione punse la rana. La rana, stupita del gesto dello scorpione mentre stava affogando insieme a lui, trovo la forza di sorridere; lo scorpione allora le chiese: “Ma perché nonostante sapessi che ti avrei punto tu hai detto si?” La rana gli rispose: “Non ho potuto farne a meno, questa è la mia natura”.
Non so bene cosa voglia dire, però è la cosa più vicina a quei pensieri che ho in testa e che non riesco a scrivere.
Cari ragazzi, è finito un altro anno ed io non posso che ringraziare voi per i momenti passati insieme ed augurarvi il meglio possibile.
Un abbraccio.
Carlo Paciello

Durante quest´anno prestato al servizio civile nella comunità di Emmaus ho svolto vari lavori, tra cui il Caseificio, lavori nell´orto della fattoria e aiuto al gruppo delle pulizie.
Con i ragazzi mi sono integrato e ho aiutato ascoltandoli e, alcune volte, dandogli dei consigli nei limiti del possibile. Con loro mi sono trovato abbastanza bene, anche perché alcuni li conoscevo già. Sono andato d´accordo anche con gli operatori, soprattutto con il responsabile del settore dove ho lavorato io, Luigi Mastrodonato.
Auguro ai ragazzi di risolvere i loro problemi e di ritornare al più presto all´affetto dei propri cari.
Paolo Russo

Quando decisi di svolgere il sevizio civile e scelsi il progetto “Insieme Senza” della Comunità Emmaus, molti mi chiesero perché lo avessi fatto. Mi dissero che Emmaus era un posto pericoloso, che dovevo stare attento perché potevo incontrare gente cattiva o strani personaggi. Mi dissero, insomma, che sarebbe stata un´esperienza tosta. Non vi nascondo che quando arrivai qui il primo giorno, il 9 gennaio 2012, ero un po´ preoccupato, fuorviato com´ero dalle tante voci che avevo sentito.
Un anno dopo, posso dire che Emmaus si è rivelata un´esperienza completamente diversa e che quelle erano, appunto, solo voci. E´ stato un anno intenso, che è andato forse al di là delle aspettative. Ho avuto modo di conoscere storie, persone, appartenenti ad un “mondo” di cui fuori avevo solo sentito parlare. Persone che hanno tanto da raccontare e da farsi ascoltare, e proprio il contatto, l´ascolto di questi ragazzi, mi ha fatto capire quanto siano stupidi ma purtroppo radicati i pregiudizi nei confronti dei tossicodipendenti.
L´essenza del servizio civile sta, a mio giudizio, nel “mettersi a disposizione” del luogo in cui si lavora. Ed è quello che ho cercato sempre di fare qui ad Emmaus, dando una mano in quasi tutto quello che c´era da fare. Ho avuto anche la possibilità di svolgere un laboratorio sulla comunicazione, dove assieme ai ragazzi abbiamo creato “La Gazzetta di Emmaus”, un giornalino settimanale dove abbiamo raccontato, tra il serio e l´ironico, ciò che è avvenuto all´interno della comunità. E´ stata un´esperienza che mi ha insegnato che questi ragazzi hanno molto da dire, da raccontare, e che a volte basta poco per tirar fuori ciò che hanno dentro, anche le cose brutte. E parlarne, o scriverne, può aiutare a sentirsi un po´ meglio e, perché no, scoprire che si è bravi a fare cose nuove. Si è lavorato molto in generale, ma credo di poter dire di essere soddisfatto, anche perché quando aiuti qualcuno a fare qualcosa, dopo sei sempre un po´ più contento. Credo che quando si scelga di fare il servizio civile, sia sempre una scelta fatta con il cuore. Perché quando si opera nel volontariato, nel sostegno ad una comunità, non lo si può fare in maniera disinteressata. E con il cuore ho scelto di proseguire l´esperienza del giornale di Emmaus. Parlare di volontariato, in un momento del genere, non è facile. Soprattutto se si parla di noi giovani, il cui futuro oggi è diventato quasi un peso e ha il sapore perenne dell´incertezza. Ma penso che se ogni tanto mettessimo il bene comune avanti a quello individuale, forse staremmo tutti un po´ meglio. Ringrazio tutti, i ragazzi, gli operatori, i responsabili, i miei compagni di avventura, con cui ho condivido tanti bei momenti. Ringrazio tutti, senza distinzioni e senza retorica, perché tutti, ciascuno di voi, mi ha dato qualcosa, un pezzo di esperienza che ha composto il puzzle di questo mio servizio civile. Di solito quando si fa bene si ci incontra di nuovo, io spero di rivedervi tutti. Quel che è certo è che Emmaus avrà sempre un posto di primo piano nei miei ricordi. Un abbraccio, in bocca al lupo
Nicola Saracino