Welcome: la storia di un ragazzo con un sogno nel cuore
03/07/2013
Grande successo la settimana scorsa ha avuto la visione del film Welcome impreziosita dalla testimonianza di Cesar, un ragazzo con un sogno nel cuore. Riportiamo di seguito la toccante intervista sulla sua storia che sembra intrecciarsi con quella del protagonista del film..e vi invitiamo domenica prossima alla visione del 3 film della Rassegna C´è viaggio e viaggio:
"Il film che vedremo stasera racconta di un ragazzo che parte dall´Iraq con un sogno nel cuore: raggiungere la sua ragazza in Inghilterra, che pochi mesi prima con la sua famiglia ha raggiunto il padre, da anni immigrato a Londra.
Qual è il sogno nel cuore con cui sei partito?
Sognavo di diventare un calciatore famoso.
Hai deciso da solo di partire o avete condiviso questa decisione in famiglia?
La mia famiglia non mi ha mai proposto di partire per l´Europa. E nemmeno io avevo programmato di arrivare in un paese europeo. Volevo diventare calciatore. Un giorno è venuta a casa mia una persona che ha detto a mio padre che poteva fare qualcosa per me, ma sarei dovuto partire per la Guinea Bissau. Sono partito con altri ragazzi, avevo 14 anni. Arrivati lì, abbiamo capito che era tutta una truffa. Gli altri ragazzi sono tornati in Costa D´Avorio, io invece non avevo più il coraggio di tornare perché mio padre aveva speso tanti soldi per me, e io non avevo realizzato niente. E così ho continuato il mio viaggio, anche perché un amico mi aveva detto che in Libia c´era un importante calcio mercato.
Il protagonista del film fa un viaggio lungo, fatto di diverse tappe, e rischia diverse volte la vita, cercando di attraversare le frontiere in maniere pericolose: in camion, attaccato sotto un treno, nuotando nell´acqua del mare gelido per ore.
Quanto è durato il tuo viaggio, e quali paesi hai attraversato?
Il mio viaggio è durato 7 mesi, ho passato la Guinea Bissau, il Senegal, il Mali, il Niger e la Libia.
Con quali mezzi hai viaggiato?
Fino al Niger con diversi autobus, pagando semplicemente il biglietto. Dal Niger alla Libia ho pagato un trafficante, solo loro si sanno orientare nel deserto ed evitare i pericoli, siamo andati con un fuoristrada. Dalla Libia all´Italia sono venuto in barca, nascosto vicino ai motori. Era la prima volta in vita mia che vedevo il mare. Sono stato malissimo, morivo dal caldo vicino ai motori della barca e per tutti i tre giorni di viaggio ho vomitato.
Ci sono state delle situazioni in cui avevi paura per la tua vita?
Tante. Nel deserto ci sono tanti pericoli. Di notte fa freddissimo, non avevo niente per coprirmi. Ci sono tanti animali pericolosi, ad esempio serpenti. Di notte e di giorno girano tanti ribelli arabi, i tuareg, che sparano facilmente a tutti quelli che entrano nel loro territorio. Dal deserto non sai mai quando esci, e se sarai vivo alla fine del viaggio.
Nel film si sottolinea la poca attenzione che hanno le forze dell´ordine dei paesi occidentali e gli autoctoni per l´immigrato clandestino in quanto persona, con una sua storia, con una sua dignità.
Che accoglienza hai ricevuto nei paesi che hai attraversato? Come si sono comportati con te e con gli altri clandestini la polizia e la gente del posto?
Le difficoltà più grandi le ho trovate in Libia. E´ molto difficile riuscire a passare la frontiera. Se la polizia ti prende, ti butta in carcere per tanto tempo, ti maltratta, ti picchia a sangue, e poi ti rilascia nel deserto. Ho visto tanti cadaveri nella sabbia, perché se tu non hai nessuno che ti porta fuori dal deserto muori, è finita per te. Molte volte succede che degli africani subsahariani immigrati da tanti anni in Libia, che sarebbero nostri fratelli, pagano qualcuno della polizia, e fanno passare un gruppo di immigrati. A me è successo così. Ci hanno portato in una casa, e ci hanno detto che non potevamo andare via da questa casa se non pagavamo il riscatto, cioè i soldi che questa persona aveva pagato alla polizia. Nessuno sapeva quanto quella persona aveva pagato, e quindi non sapevamo quando finalmente saremmo stati liberi. Ogni mattina ci veniva a prendere una macchina, e ci mandavano a fare lavori dagli arabi, lavori pesanti. Certe volte ci pagavano, altre volte no. Con i soldi guadagnati ti pagavi l´affitto, da mangiare e il riscatto. Non ho visto molto della Libia. Era pericoloso camminare per le strade. Come africano del sud per gli arabi non sei nessuno, non hai documenti, ti possono picchiare, uccidere, nessuno ti difende. Quando è iniziata la guerra questa situazione è diventata sempre più pericolosa. Non c´era più lavoro, non potevi uscire di casa perché tutti, anche i ragazzini, erano armati, e sparavano facilmente, soprattutto sugli immigrati. Ad un certo punto, visto che tutte le frontiere erano chiuse, c´era solo una possibilità: la fuga in avanti, per mare. Sono riuscito ad entrare in una barca, senza pagare, non avevo più niente. E così sono arrivato a Lampedusa. In Italia le persone si sono comportate abbastanza bene con noi, anche la polizia.
Come sei riuscito a far fronte ai tuoi bisogni di prima necessità: mangiare, dormire in un luogo sicuro, lavarti?
Fino alla Libia sono sopravvissuto con dell´acqua e del cibo che mi aveva comprato all´inizio del viaggio una persona gentile del Togo, che viaggiava con me. Dormivamo dove capitava: o sull´autobus, o da qualche parte, per terra. Durante il viaggio nel deserto, che è durato 5 giorni, non ci siamo mai lavati. In generale ho mangiato pochissimo in quei sette mesi, perché la tensione del viaggio e l´ansia non facevano venire fame. Come siamo vissuti in Libia, l´ho raccontato prima.
Il film accenna anche alla realtà di molti migranti: non solo l´attesa lunga di mesi o anni in paesi di passaggio, i tanti tentativi falliti nell´attraversare le frontiere, ma anche l´espulsione dal paese di arrivo, il ritorno in patria e la ripartenza, per tentare ancora la fortuna in Europa.
Ripercorrendo i ricordi del tuo viaggio, se avessi saputo prima quello che ti aspettava, saresti partito lo stesso?
No, non sarei mai partito, e non consiglierei a nessuno di fare un viaggio come l´ho fatto io. Io sono stato fortunato, ma altri sono morti, o hanno girato per anni, sono impazziti, si sono ammalati.
Che cosa stai facendo attualmente, e che programmi hai per il tuo futuro?
Quest´anno ho giocato nel Monte Sant´Angelo, e ho studiato, all´ITIS Altamura. Dopo l´estate o possibilmente anche già ora vorrei lavorare, perché tutto quello che prendo, anche i soldi delle partite, lo mando alla mia famiglia. Naturalmente voglio soprattutto realizzare il mio sogno: diventare un calciatore importante."