RICORDANDO ATALIA SINISCALCO
22/08/2013
Cari amici, vorrei ricordare a voi tutti la figura di questa donna, moglie del giudice Michele Vaccaro, che ha visitato e aiutato il Villaggio Emmaus ai suoi inizi. Lo faccio riportando una testimonianza bellissima del marito a poco piu di un mese dalla sua morte (06.08.89), apparsa sul settimanale "Il Risveglio". Eccola:
LA NOSTRA STORIA
Ci conoscemmo negli anni di guerra, quando eravamo studen¬ti universitari, nella F.U.C.I. Don Renato, che ne era l´assistente ec¬clesiastico del gruppo maschile, affidò a te l´incarico di costituire a Foggia, dove ancora mancava, quello femminile.
Eri la «signorina Siniscalco» che si faceva da tutti apprezzare per la sua grazia e delicatezza, che rivelavano tutta la nobiltà del suo animo. Sotto la guida di Don Renato e con la valida collabora¬zione di amiche volenterose riu¬sciti in poco tempo a far sorgere e prosperare la FUCI femminile, di cui fosti la prima delle presidenti in ordine di tempo.
Dopo la laurea, ciascuno di noi fucini iniziò Fattività profes¬sionale: di medico, professore, av¬vocato, ingegnere. Diventasti, quindi, la «dottoressa Siniscalco» e di te così serviva il tuo primo col¬lega deH´ospedale di Foggia. Prof. Dott. Angelo Bancale dellTJni- versità di Bari: «Atalia Siniscalco apparteneva ai ricordi dei nostri anni giovanili....
Eravamo pochi assistenti in quel particolare ed affannoso pe¬riodo della ripresa.... Ricordo la sua grande bontà e la passione per la Medicina.... Questa ò l´im-magine che desidero conservare di lei».
Anch´io avevo iniziato ad e- sercitare lprofessione e comin¬ciavo a conseguire i primi risulta¬ti allorché fui costretto ad inter¬romperla per il servizio militare.
Al mio rientro dopo circa due anni, ebbi una grave crisi per¬chè... dovevo ricominciare da ca¬po.
Ti ritrovai nel Movimento Laureati e tu, senza accorgerte¬ne, con la tua serenità, col tuo sor¬riso, con la tua giovialità sapesti ridarmi fiducia in me stesso e co-raggio ncll´affrontare le difficoltà della vita. Fu allora che decisi di partecipare ad un corso in magi¬stratura.
Quando comunicai a te e ad altri amici tale mia intenzione, tu mi dicesti quasi per un presagio che per le particolari attitudini che dimostravo già mi vedevi nel¬la veste di magistrato. Superai gli iscritti ma gli orali v´era un clima di terrore. Dei quattro esaminan¬di di quel giorno tre furono boccia¬ti. V´era fermento nella Commis¬sione perchè non veniva condiviso il metodo di interrogazione di uno dei componenti.
Quando si discusse sulle sorti del terzo vi furono momenti drammatici e il tono delle voci, per l´eccessiva animazione, si ele¬vò a tal punto che fu necessario fa¬re allontanare il pubblico dai cor¬ridoi. In tale clima di terrore af¬frontai gli esami.
Mi venne subito posta la do¬manda insidiosa dal professore «temuto» (Quante volte ricorreva l´espressione motivi nel Cod. Pe¬nale). Rimasi disorientato e, di¬sperando ormai del buon esito, ndl´esaspcrazione del momento, obiettai che, pur avendo studiato abbastanza, non avevo mai pen¬sato di contare il numero delle pa¬role ricorrenti ma, nel dire ciò, eb¬bi una provvidenziale ispirazione come per un improvviso bagliore e, continuando il mio dire, risposi esauricntamente alla domanda, riscuotendo la simpatia sia di co¬loro che erano contrari a quel particolare metodo di esami per il coraggio
Si ristabilì l´armonia nella Commissione e gli esami prose¬guirono felicemente in una atmo¬sfera di serenità.
Nel darti la lieta notizia e rin¬graziarti per le pregheire fatte per me, ti diedi per la prima volta il «tu», rivelandoti i sentimenti che fino allora avevo tenuti celati, e tu, in piena sintonia e con mal- celata emozione, mi rispondesti chiamandomi per nome per la pri¬ma volta.
Don Renato benedisse le no¬stre nozze nella Basilica Superio¬re di Assisi. Costituimmo la no¬stra famiglia, ponendo al centro Gesù.
Tra noi ha regnato sempre la piena armonia: ciò che tu volevi e- ra anche il mio desiderio e vice¬versa. Ogni decisione veniva pre¬sa all´unisono.
Superavi ogni difficoltà, non ponevi problemi, semplificavi o- gni cosa, trovavi molte volte da sola la soluzione giusta.
Se stata esempio di umiltà, di semplicità, di saggezza, di amore, in una famiglia aperta agli altri e sempre sensibile e disponibile verso i bisognosi e gli emarginati e generosa verso quelle istituzio¬ni religiose soprattutto di carat¬tere formativo che costituivano oggetto della tua predilezione.
Determinante ò stato il tuo insegnamento attraverso la paro- formazione morale e religiosa dei figliuoli. Compagna fedele nelle ore liete e tristi, sei stata un rag-gio della Luce Divina che ha illu¬minato il mio peliegrinaggio ter¬reno.
Sei stata sposa virtuosa, madre esemplare, professionista sti¬mata. Hai saputo mettere a frut¬to il dono della vita vivendola in¬tensamente, così come cristiana¬mente hai saputo sopportare le sofferenze fisiche dell´ultimo pe¬riodo.
Mi soccorrono ora la Fede, che mi da la certezza che la vita non ti è stata tolta ma trasformata e la Speranza che, se il Signore vorrà, raggiungerò te e tutti i nostri Ca-ri trapassati nella Gerusalemme Celeste