Rinviato incontro con Mons. Bregantini
24/01/2014
Gentili amici,
per motivi logistici è stato rimandato a data da destinarsi l´incontro del 24/01/2014 con Mons. Bregantini.
Vi alleghiamo, comunque, la sintesi relativa all´INCONTRO CEI – PASTORALE SOCIALE E LAVORO – ROMA 10 GENNAIO 2014
VERSO UNA CIVILTA´ DEL LAVORO PER TUTTI
Carissimi, vi mando una breve sintesi di un cammino di chiesa, che, partendo dal dramma della precarietà giovanile, vuole essere un momento di forte conversione pastorale e spirituale, all´interno dei nostri cuori e delle nostre comunità cristiane, in Italia.
Il progetto viene dal bell´incontro fatto a Roma, con le tre Commissioni coinvolte in modo diretto in questo cammino. Sono la Pastorale del lavoro, presente con il nuovo concreto Direttore del´ufficio ed i delegati regionali; il Laicato (con la presenza di mons. Sigalini, che ha steso un interessante documento fondativo iniziale) e la Famiglia-Giovani, che era densamente rappresentata da mons. Solmi e dai rispettivi direttori delle aree interessate. Un grazie a tutti, perché la sfida è grande e coinvolgente.
Per questo, ritengo utile inviarvi una mia sintesi, da vero “diario di bordo”. Penso che vi possa aiutare per entrare in questa nuova sfida pastorale attorno al tema della precarietà, che resta un energico segno dei tempi, che ci coinvolge in modo pieno, chiedendoci delle precise risposte, elaborate insieme, nelle chiese locali.
Dall´esame del documento di mons. Sigalini e dalla riflessione di tutti i partecipanti, nella mattinata del 10 gennaio, nella sede della CEI in via Aurelia, traggo questi punti fondativi, maturati in un clima fattivo e cordiale, da vero discernimento.
1) La gravità della disoccupazione giovanile ci interpella, ci coinvolge, ci cambia. E´ un dramma epocale che ci rende tutti segnati dall´irruzione dell´ingiustizia sociale più cruda e virulenta che fende il Paese. E l´Europa tutta. E´ un segno dei tempi che non avremmo mai voluto attraversare. Non bastano più le parole. La Chiesa lo sente dentro il suo grembo di madre, con i toni affettuosi dei profeti che contemplano la Gerusalemme desolata e privata dai suoi figli. Guardiamo ai giovani con la stessa tenerezza d´amore con cui Gesù piangeva sulla sua città, perché non aveva riconosciuto il tempo in cui era stata visitata (Lc. 19). Gesù è nel pianto dei nostri “senza-lavoro”. E noi come pastori soffriamo con tutti loro.
Anche il nostro tempo è un tempo che esclude e non include. La realtà, infatti, registra il 41,6% di disoccupati in Italia. Al Sud, intorno al 50%. Con mille regole rigide, tanta burocrazia, lentezza negli investimenti, clima di paura, scoraggiamento, tendenza alla ribellione. Rischio di essere un fenomeno incontrollabile, socialmente di ribellione.
2) La Politica è in affanno, attorno a questo problema. Manca la concretezza. Impera l´esitazione. Il Lavoro deve tornare ad essere priorità, altrimenti il Paese va incontro al collasso. Se non c´è lavoro, non c´è futuro. E´ urgente che nasca nella Politica un Cuore Nuovo ed un Popolo nuovo. Una politica che ascolta ed una politica che risolve! Appoggiamo perciò ogni tentativo, messo in atto in questi giorni, per affrontare il dramma della precarietà.
3) Lo sguardo a Gesù ci può aiutare. Infatti, davanti alle RETI vuote, Gesù ci insegna un metodo per riempirle (Luca 5.1-11):
a. Prima di tutto, insegna dalla barca di Pietro; si fa Maestro. E´ la scuola, la cultura, le mete, la formazione, prioritaria. Diventa INNOVAZIONE.
b. Poi lancia i suoi discepoli e li invita a gettare le Reti: DUC IN ALTUM. E´ il CORAGGIO! E´l´intraprendere (come ci esortava la settimana sociale del 2010)
c. Infine, quando la barca è piena, i pescatori chiedono e coinvolgono l´altra barca, in un circuito di vera e fraterna SOLIDARIETA´.
Le tre parole che sgorgano da questo brano ci possono seriamente aiutare ad impostare la nostra riflessione spirituale e pastorale. Così per altri brani biblici preziosi.
4) Ci spinge il Papa Francesco ad uscire nelle periferie esistenziali della storia. (E.G. 49). La precarietà giovanile è realmente, oggi, la periferia più drammatica e più coinvolgente. Inoltre, ci chiede di ASCOLTARE IL GRIDO dei poveri e dei piccoli, per poter, anche noi, essere da Dio ascoltati. (E.G. 187-192).
5) E´ interessante, poi, il confronto con la Storia della Chiesa nell´Ottocento, dopo il dramma della Rivoluzione francese, tramite una schiera di Santi, Fondatori di numerose Congregazioni religiose, che dal basso ricostruirono le fondamenta della società, su basi di giustizia con un grande impegno nelle scuole, negli oratori, tra gli artigiani, nella carità, fino a produrre la Rerum Novarum (1891) che a sua volta ebbe una feconda ricaduta sociale con le Casse Rurali e il movimento cooperativistico, creando così le basi per la presenza dei Cattolici in Politica, con il partito popolare.
Questo interessante cammino di ieri, ci sia oggi di stimolo e di risorsa. Impariamo da queste grandi figure di fondatori, “contemplativi della Parola e contemplativi del popolo” (E.G. 154)
6) Da qui le Settimane Sociali, tempo di grazia, di intuizioni profetiche in corale discernimento, per cogliere le sfide e indicare risposte per le nostre chiese. Ma tanta fecondità ha espresso il Progetto Policoro, così ben impostato nella triplice risposta:
- Formazione e motivazione evangelica al perché si lavora.
- L´accompagnamento al lavoro, tramite l´esempio di Maestri veri, nel come si lavora.
- I segni concreti che parlano con i fatti, pur piccoli, come risposta al cosa si lavora.
Questo è un metodo. Anche perché coinvolge più Commissioni: Caritas – Giovani – Pastorale sociale. Ma è ancora troppo a nicchia, elitario. Ottimo il metodo, ma va innestato nel quotidiano, dalla Cultura alla Politica, davanti alla precarietà.
7) C´è poi un livello di base, che richiede intensa riflessione e meditazione. Infatti, la precarietà lavorativa nel cuore dei giovani e nel cuore della nostra gente rischia di farsi “precarietà spirituale e culturale”. Tutto sembra crollare, franare. Manca la CASA sulla roccia (Mt. 7). Manca Kefa, Pietro, che conferma i suoi fratelli nella Fede (Lc. 22,32).
8) I giovani soffrono tremendamente quando, consapevoli del loro talento, con alle spalle tanto studio e tanti corsi-stage, a 30 anni, si sentono rivolgere quella domanda, domanda d´inferno: “Ma tu, che fai nella vita?” non gli si chiede: “Chi sei? Come stai? Cosa c´è nel tuo cuore?” No! Ma solo: “Tu … che fai?”. Ed il giovane, arrossisce, abbassa gli occhi, si vede già “scartato!”. Non possiamo permettere più che i nostri giovani subiscano ancora tutta questa umiliazione. Non possono più portare i pesi degli errori passati, di una politica dello spreco che ha buttato via fino ad oggi la loro possibilità di futuro. Noi come Chiesa dobbiamo mantenere viva, oltre alla speranza, la difesa della loro dignità di figli, in questo tempo e in questa società che, per quanto sgangherata, ha il diritto di salvarsi, riponendo nelle mani dei nostri giovani gli strumenti perché possano realizzarsi. Bisogna smascherare i sistemi di corruzione che impediscono l´occupazione. (cfr il Papa a Cagliari!)
9) Ecco allora la proposta che vi facciamo, con grande speranza. Come Chiese che sono in Italia, sentiamo il bisogno di riflettere insieme, tutti insieme in un clima di LABORATORIO PASTORALE, intessuto di “discernimento spirituale e culturale” attorno a questo tema: “EDUCARE alla SPERANZA in un tempo di PRECARIETA´, le giovani generazioni nella ricerca del lavoro e nel progettare la loro famiglia”.
E´ programmato a ROMA, dal venerdì sera 24 ottobre a domenica pomeriggio 26, in quest´anno 2014.
Sarà così di fatto una tappa singolare in preparazione alla grande assise della Chiesa Italiana, per il novembre 2015, attorno a Cristo e il Nuovo Umanesimo.
Sono particolarmente invitati i delegati della Pastorale Sociale, della Famiglia, della Pastorale Giovanile e delle Aggregazioni laicali, intorno ai 350-400 persone qualificate, operative, competenti, segnate dalla sofferenza della precarietà, ma tenaci e con un cuore aperto alla speranza.
10) Si sta elaborando una GRIGLIA di preparazione, un incisivo QUESTIONARIO, attorno a questi suggerimenti, da valorizzare nelle nostre chiese locali:
a. Come annunciare il Vangelo del lavoro, oggi.
b. Come contrastare l´idolo del denaro.
c. L´Ascolto del grido dei poveri di oggi e il contatto con le periferie.
d. Come leggere, sentire e valutare la precarietà.
e. Progettare la famiglia in tempo di precarietà.
f. Quali germogli di speranza già ci sono.
g. Come la precarietà cambia e converte le nostre comunità parrocchiali e religiose.
h. Quali proposte politiche stanno emergendo e quali suggerimenti possiamo offrire, noi stessi come Chiesa, al dibattito in corso, oggi, nel settore politico riguardo al lavoro.
11) I tempi sono brevi. Ma sufficienti per un primo serio lavoro di ascolto e d´impostazione. Del resto, il laboratorio di ottobre è una tappa, non una meta!
Possiamo perciò prevedere questo itinerario:
a. Impostazione, organizzazione e coinvolgimento degli attori in gennaio-febbraio, soprattutto in Diocesi, ma anche in Regione, come appoggio e sostegno.
b. In Quaresima, iniziare una sorte di riflessione sulla sfida spirituale e culturale della precarietà. Perché ci sia di conversione personale e comunitaria e nelle famiglie (compresa la preparazione al Matrimonio e la Battesimo).
c. Dopo Pasqua, si inizia a raccogliere queste riflessioni, a individuare i germogli di Vita Nuova e di speranza, a progettare Risposte e Proposte.
d. In estate, valorizzare i Campi Scuola e le iniziative delle Feste Popolari, per trasmettere questi grandi spunti spirituali e pastorali.
e. Programmare un Convegno Regionale a settembre.
f. Partecipare al Laboratorio Pastorale Nazionale (L.P.N.) alla fine di ottobre, coinvolgendo le parrocchie e le comunità religiose nella Preghiera, sapendo valorizzare questo momento come un incisivo “Segno dei Tempi” che ci converte e ci trasforma.
g. Lanciare un successivo cammino di fede e di speranza e carità anche dopo il L.P.N., per prepararci al Convegno di Firenze.
Dio ci aiuti a stimolare la nostra e le altre Diocesi, soprattutto a cogliere i suoi messaggi di conversione, per una fede più grande, una speranza più fondata, una gioia più piena, una carità più fattiva, una comunità più solidale, una povertà più radicale.
Deo gratias,
+ p. GianCarlo Bregantini,
Vescovo di Campobasso-Bojano